Yo La Tengo
"I Heard You Looking"
(dall'album "Painful", Matador 1993)
Qualche giorno fa, fermandomi davanti alla vetrina del Ventitré (storico negozio di dischi in pieno centro città), ho notato, in secondo piano, un espositore pieno di CD “adocchiabili”: Cat Power, Bonnie Prince Billy, Arctic Monkeys, Bauhaus, e via dicendo, in pratica gran parte dei cataloghi di Matador, Domino e 4AD. Il tutto alla modica cifra di otto euro al pezzo. La scelta, ovviamente, è ardua, e caso vuole che abbia con me soltanto il denaro sufficiente all’acquisto di un unico album. In un angolo, tuttavia vedo una copia di “Prisoners Of Love”, retrospettiva completa degli Yo La Tengo.
Chi sono gli Yo La Tengo? Un trio di Hoboken, New Jersey, che da venticinque anni esatti suona in giro per il mondo, pubblica splendidi dischi, e viene citato come fonte di ispirazione da innumerevoli indie bands contemporanee. E in Italia, ovviamente, nessuno se li fila. I loro album? Introvabili. I loro concerti? Rari nella nostra penisola. Ma nonostante questo, grandiosi.
Pur possedendo il loro ultimo, fantastico lavoro “I Am Not Afraid Of You And I Will Beat Your Ass”, poco so della loro carriera precedente. E dunque, senza indugi mi porto a casa la compilation in questione, due compact al prezzo di uno.
Ciò che posso dire è che si tratta di uno dei migliori affari “discografici” che abbia mai fatto: come dice il sottotitolo, infatti, questa è una scintillante collezione di piccole gemme di guitar pop psichedelico, con sfumature che spaziano dal folk, al blues, persino sconfinando nell’elettronica più minimale. Ma Il Brano, il pezzo che da quattro giorni è costantemente in repeat nel mio lettore, è “I Heard You Looking”: sette minuti di pura magia strumentale, in cui sono distillati quindici anni di indie rock americano, pressappoco in quel lasso di tempo che va dal 1980 al 1995.
Credeteci. In apertura, parte un giro chitarristico distorto ma discreto, a ricordere le anse melodiche dei Pavement ma anche ciò che gli Husker Du stavano realizzando a fine carriera, con un pizzico di folk, fino a far entrare la sezione ritmica, che dà alle cose un aspetto degno dei primi Dinosaur Jr. sotto codeina. Ma non è finita: perché il fraseggio portante va via via sfumando, sempre più libero, sino a portare alla mente i Sonic Youth e il noise, ma anche i Television, grande fonte di ispirazione per i Nostri. Sino a tornare indietro, a riavvolgersi, a riprendere le redini della situazione come se per un’attimo ci si fosse fermati per una piccola digressione. E, credetemi, questo è uno di quei piccoli capolavori in cui la voce non serve.
“I Heard You Looking”(live alla Bush Hall di Londra, 2006)
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1 commento:
non li avevo msi sentiti ma ascoltando questa canzone afferomo che sono assolutametne da tenere in considerazione
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