mercoledì 3 settembre 2008

Disco del mese: "Conor Oberst" (Merge Records)


Ed eccoci di nuovo qui, dopo un bel pò di tempo trascorso "altrove".
Altrove con la testa, con i piedi e con l'anima, mi verrebbe da dire. Non è ancora terminata la stagione dei concerti estivi che già si pensa a ciò che ci riserverà l'autunno: gli Okkervil River, ad esempio. O gli of Montreal. E' invece già uscito il "nuovo" (preceduto in realtà da alcune cassettine incise negli anni Novanta) album a nome Conor Oberst. Sull'omonimo disco (Merge) il genietto di Omaha si fa accompagnare dalla sedicente Mystic Valley Band, che annovera, tra gli altri, i "soliti" Nate Walcott e Jason Boesel, già turnisti nei Bright Eyes (Boesel è inoltre il batterista dei Rilo Kiley, Dio li benedica). Dopo un paio di show natalizi di rodaggio a Minneapolis, ecco dunque il prodotto ultimato, in verità accreditato al solito Oberst (ma se pensiamo ai Bright Eyes..): un discone. Le tenmtazioni Dylaniane non abbandonano il Nostro, ma gli spunti nuovi sono abbondanti, basti pensare alle movimentate "NYC-Gone, Gone, Gone" (sorta di moderna quadriglia elettrificata) o a "I Don't Want To Die (In The Hospital)", ad esempio. E' dunque comprovato che il ragazzo abbia ancora molto da dire (e da farci ascoltare).

sabato 12 luglio 2008

"Eravamo già morti ancor prima che la nave affondasse".

Due punti programmatici, in questo post.
Il primo, è che inaspettatamente "Perfect Sound Forever" ha già trovato una collocazione precisa nel palinsesto di Radio Sherwood: ogni giovedì dalle 15.00 alle 16.00, mentre durante il resto della settimana è prevista qualche altra mia interruzione variabile. Ci saranno alcune puntate "monografiche": ne sto preparando riguardo i Pavement, la Sub Pop, la Polyvinyl ed altri artisti ed etichette assortiti/e.
Secondo punto.
Questa sera a Ferrara suoneranno i Cribs (ne ho già parlato in passato qui) ed i Franz Ferdinand (anche questo l'ho già detto). Sarà un'ottima serata, vista la splendida cornice di Piazza Castello e la qualità live delle bands che saliranno sul palco. Personalmente, sono alquanto ansioso di godermi i rispettivi shows. Ci vediamo lì.

PS: prego con tutte le mie forze ormai da mesi per riuscire a vedere su quel palco Johnny Marr, ormai da qualche mese membro aggiunto della banda Jarman. I suoi impegni con i Modest Mouse -e questo spiega il titolo del post- di spalla ai R.E.M. nel tour statunitense sono ormai finiti, perciò le probabilità sono buone. Non ci resta che pregare (o sperare, in caso di atei).

giovedì 10 luglio 2008

Perfect Sound Forever.

Finalmente, dopo un pò di apprendistato, posso dare la buona notizia: oggi pomeriggio è infatti iniziata, in maniera ufficiale, "Perfect Sound Forever", un'oretta tutta a base di ottimo indie (rock, pop e chi più ne ha più ne metta) transoceanico, ma non solo, in onda su Radio Sherwood (www.sherwood.it). Il nome, lo saprete, deriva dal secondo EP dei Pavement, mentre la sigla è "Billie", tratta sempre da un disco dei Nostri, ovvero "Terror Twilight". L'appuntamento varia durante la settimana senza uno schema preciso almeno fino a settembre: ma per chi volesse passare un pomeriggio in compagnia di un pò di buona musica il consiglio è quello di restare sintonizzati!

giovedì 3 luglio 2008

It's a mad (bachelite) world.

Segnalo, a chiunque fosse interessato, il concerto degli Offlaga Disco Pax di domani sera, da tenersi presso il parcheggio nord dello Stadio Euganeo di Padova (c/o Sherwood Festival). L'ingresso è ad offerta libera a partire da un euro. Support act per l'occasione sarà il ventiquattrenne Vasco Brondi, in arte Le Luci Della Centrale Elettrica, che in questi tempi sta facendo parlare di sè non poco con il debutto "Canzoni Da Spiaggia Deturpata", addirittura visto da alcuni come la salvezza della nuova canzone d'autore italiana. Staremo a vedere, nel frattempo godiamoci il nuovo disco di Adem, "Takes", chè le cose belle arrivano sempre quando meno le si aspetta.

mercoledì 2 luglio 2008

Summer's finally here.

Bene, finalmente l'estate è arrivata. Dopo un clima alquanto incerto, la situazione sembra essersi stabilizzata, e tutto è pronto per un lungo periodo di meritata vacanza inframmezzato da numerosi concerti. Dal canto mio, già dalla fine di maggio ho avuto modo di assistere ad un bel pò di show interessanti: i Six Organs Of Admittance ed il loro psych folk dalle tinte suggestive e rumoristiche, i Liars ed il loro caotico e spastico noise ballabile, sempre straordinariamente epilettici, e, all'interno dell'ottimo (e gratuito) Summer Student Fest, gli Evangelicals (di cui parlo già esaustivamente in altra sede), i grandissimi Trans Am ed un paio di ottime scoperte, Matt Elliott e gli Octopus Project. Dall'inizio di giugno lavoro presso l'emittente indipendente Radio Sherwood (il link lo trovate a lato): non ho ancora un programma fisso, ma vi può capitare, in streaming o alla radio, di "beccarmi" a mettere dischi vari (per la cronaca, i più gettonati al momento sono gli Why? ed i Canadians, colti live con Disco Drive e Zen Circus l'altra sera: il volto eroico dell'indie italiano è tutto qui, se vogliamo). Sul fronte concertistico, la mia attività proseguirà senz'altro con Franz Ferdinand ed Interpol/dEUS per il Bands Apart di Ferrara (rispettivamente il 12 e 15 luglio), e con l'accoppiata REM/Editors ad Udine, il 24 luglio. Per il resto, speriamo bene....

venerdì 6 giugno 2008

the farewell: an Organ tribute.


Domani sarà l'anniversario dello scioglimento delle Organ, quintetto canadese tutto al femminile che in vita ha realizzato un unico album, "Grab That Gun". Fosse soltanto per l'etichetta, la Too Pure, già si tratterebbe di un errore madornale non ascoltarlo. Se poi si aggiunge a ciò anche il fatto che in questi undici pezzi batte un cuore solitario e malinconico fatto di tastiere eteree, ritmica fissa e pennellate di chitarra degne del migliore Johnny Marr il gioco è fatto. Un titolo come "No One Has Ever Looked So Dead", poi, parla da solo. Nei solchi di questo lavoro scorre un'urgenza tragica e giovanilistica tutta mancuniana, con un'appendice nella Montreal di Stills ed Arcade Fire. La voce della cantante Katie Sketch ricorda molto quella di Ian Curtis, ma declinata in tonalità femminili. E il freddo di Vancouver si avverte tutto, e spira un pò addosso anche a noi.

Ci mancate, ragazze.
http://www.theorgan.ca

giovedì 5 giugno 2008

Intervista: Evangelicals


Gli Evangelicals (da Norman, Oklahoma) sono già, alla luce di due dischi soltanto, una delle grandi promesse della costellazione dell’indie americano, grazie ad un pastiche sonoro che assimila psichedelia, melodie rarefatte, cantato in falsetto, ed occasionali sfuriate chitarristiche. In occasione dell’uscita del nuovo, splendido “The Evening Descends”, i Nostri si sono esibiti anche a Padova all’interno dell’annuale festival “Summer Student Fest”. L’occasione si dimostra buona per porre qualche domanda ai ragazzi.

M: salve ragazzi, innanzitutto grazie per aver accettato questa breve intervista.
Austin, batteria: figurati, grazie a te!
Todd, chitarra e tastiere: è un piacere.

M: innanzitutto, come sta andando il tour europeo e dove avete suonato finora?
A: molto bene, ci stiamo divertendo molto. E’ la prima volta che ci troviamo nel Vecchio Continente e si sta rivelando un’esperienza unica.
T: ci siamo esibiti in Svezia, Danimarca, Germania, Belgio, Olanda, Francia ed ovviamente qui da voi.
A: abbiamo avuto modo di fare quattro passi per la città oggi pomeriggio e devo dire che è molto carino qui.

M: Cosa mi dite delle origini della band? Quando e come vi siete formati?
A: ci siamo messi a suonare insieme circa tre anni e mezzo fa, ma Josh (voce e chitarra) componeva e registrava in solitudine già da un po’. Comunque, ci conoscevamo già tutti da tempo, fin dal liceo. Con l’uscita del secondo disco siamo stati raggiunti da Todd, con cui eravamo in contatto grazie ai molti contatti tra i musicisti dell’area di Norman.

M: di conseguenza mi viene da chiedervi: com’è la situazione musicale a Norman? Si può parlare di “scena”?
A: sicuramente sì, è tutto molto coeso ed unito, ci si aiuta il più possibile e questo fa bene a tutti.

E quali sono le vostre principali influenze musicali o perlomeno i vostri ascolti più frequenti? (domanda quantomai scontata, vi chiedo scusa)
A: Beh, direi Prince, Joni Mitchell….
Josh: Fleetwood Mac….
A: Marc Bolan…. In definitiva ascoltiamo davvero moltissima musica, ed è inevitabile che tutto ciò che ci piace influenzi in un modo o nell’altro il nostro sound.

M: E a proposito di questo, in molte recensioni siete stati paragonati ai vostri conterranei Flaming Lips. Cosa ne pensate, si tratta di un confronto che può reggere?
A: Senza dubbio, sono un’ottima band e mi considero un loro grande fan. Essere associati a loro mi fa piacere, è un’ottima cosa.

M: Siete stati spinti parecchio anche da Pitchfork, che ormai si può considerare una sorta di “Bibbia on-line della cultura indie”: cosa pensate in proposito?
A: E’ un sito fatto molto bene, e apprezziamo i loro pareri positivi su di noi, che ci permettono di farci conoscere in giro. Sono delle persone in gamba.

M: Avete in programma, finito il tour promozionale, qualche nuova uscita? Ci sono già dei pezzi pronti?
A: sì, abbiamo in pentola un nuovo disco, un singolone o forse un EP, di cinque o sei pezzi. Appena tornati a casa inizieremo a lavorarci.

M: dopo l’Europa, se non sbaglio, vi aspetta un tour americano. Avete già suonato a qualche festival?
A: sì, saremo in giro per gli Stati Uniti con i Frog Eyes e per le date conclusive anche con gli Shearwater, entrambe bands fenomenali. Si preannuncia come una cosa molto divertente!
T: all’inizio della primavera ci siamo esibiti al festival di Norman, mentre quest’estate saremo a Città del Messico.

Al termine dell’intervista discutiamo brevemente della scena indie americana dei giorni nostri. Todd mi chiede che altri gruppi si sono esibiti al festival prima di loro, e Josh domanda se ho già aggiunto il loro MySpace alla mia lista dei links, aggiungendo un fragoroso “cool!” dopo aver saputo il nome di questo blog. Mi salutano, già un po’ brilli, al grido di “American indie is better!” e dopo un’ora e mezza circa salgono sul palco (dopo gli opening di Gretel & Hansel e Don Vito e i Veleno) per un set di soli cinquanta minuti (bis incluso) che però sprigiona un’intensità ed una potenza rare, con un suono psichedelico e potente simile ad una colata lavica, con devastazione del palco finale. Dal vivo, il gruppo riesce a risultare molto più duro che su disco, ma altrettanto convincente, con pezzi originali e ben calibrati ed una presenza scenica ottimale, paragonabili in questo proprio ai Flaming Lips del quinquennio ‘83-’88. Senza dubbio tra qualche mese il loro nome sarà ancora più lanciato verso i lidi sacri della nuova musica statunitense. E i Nostri lo meritano appieno.

sabato 19 aprile 2008

Live: Lightspeed Champion @ New Age Club, Roncade (TV)


E'un tiepido sabato sera di inizio aprile quando raggiungo il New Age, locale incastonato tra i capannoni della zona industriale di Roncade, paesino ad est di Treviso, per assistere allo show di Dev Hynes, alias Lightspeed Champion. Essendo una serata sponsorizzata dall'odiosa Nordkapp (che così tenta di spingere verso la musica indie anche quattro ragazzini con le Hogan ai piedi, di cui però, fortunatamente, stasera non si vede nemmeno l'ombra), in apertura si esibiscono due gruppi emergenti vincitori del concorso organizzato dalla suddetta marca d'abbigliamento: i Leggins sono i primi, tre ragazzi nemmeno ventenni che scopiazzano alla grande il suono "British" di Libertines ed Arctic Monkeys, in virtù anche di un cantante conciato esattamente come Alex Turner (scelta, immagino, tutt'altro che involontaria). A parte un paio di brani carini ma nulla più, lasciamo stare, e prepariamoci al disastro: i Wah Companion sono un altro trio, ma stavolta di quarantenni (se non d'anagrafe di certo d'aspetto)i cui testi sono profonde elucubrazioni sul significato della vita e delle conseguenze che essa..... Insomma: "io suono il pop/e faccio "uh-uh"" è il massimo che possono offrire. Attendiamo con impazienza l'uscita del comunicato stampa che ne ufficializzi lo scioglimento.
Fianlmente arriva il momento che tutti aspettavano: mentre il palco viene allestito in fretta e furia un omino (alias "Il Nostro Eroe") sale sul palco: indossa una camicia, una giacca ed un gilet di piumino, dalla cui tasca spunta "Monster" dei R.E.M.. In più, porta un paio di occhiali nerdissimi ed un cappello di pelo.
Nulla da dire.
Se non che al New Age fa caldo persino a dicembre.
Appena tutto è pronto, la band (Dev più un bassista ed un violinista-chitarrista assgiunto entrambi in tenuta da boscaiolo, nonchè una giovanissima batterista piuttosto graziosa)attacca con una sequenza da sogno: "Dry Lips", "Galaxy Of The Lost" e "No Surprise", trittico tratto dall'album di debutto, la gemma "Falling Off The Lavender Bridge" (su cui tornerò presto). La voce dell' angloamericano,la perizia dei musicisti e i simpatici siparietti tra una canzone e l'altra (spesso indecifrabili) mi fanno benedire la mia testardaggine, che mi ha confinto a sopportare i gruppi spalla senza fuggire dal locale. Seguono l'inedita "Marlene", un bel funk elettrico che troverà posto sul secondo disco, "Tell Me What Is Worth" e la nuova "Madame Van Damme", rintracciabile sul MySpace del gruppo. Devonte (il suo nome intero) fa la spola tra il piano elettrico posto in un angolo ed il centro palco, mentre per la prima parte del medley "All To Shit"/"I Could Have Done This Myself" canta addirittura suonando la batteria, mentre gli altri musicisti si scambiano gli strumenti. Ma non ho accennato alla passione sperticata del Nostro per "Guerre Stellari", che si manifesta con l'intro del brano successivo, la meravigliosa sinfonia brighteyesiana da dieci minuti "Midnight Surprise" (per l'occasione ribattezzata "Imperial Surprise"): ovvero proprio il tema principale della saga, che prelude ad un'esecuzione a dir poco ISPIRATA.
Ma, sebbene sembri tutto finito, poco dopo Dev torna sul palco per una rilettura dell'acustica "Heart In A Cage" degli Strokes, con una chitarra su cui spicca un enorme adesivo di "Star Wars" (appunto).
Saluti, applausi, e la serata è terminata al meglio. D'ora in poi qualcuno in più avrà scoperto l'incredibile talento di un ragazzo che a soli vent'anni ha già alle spalle un'esperiena ed una maturità compositiva pari a quelle di un quarantenne.

sabato 5 aprile 2008

Juno.


Dopo una lunga attesa, ieri è finalmente uscito anche in Italia “Juno”, il nuovo film di Jason Reitman (regista di “Thank You For Smoking”) che in patria ha scatenato un vero e proprio “caso” attorno a sé, alla pari di ciò che fece “Little Miss Sunshine” lo scorso anno.
Ambientata in una non precisata cittadina del Midwest, la pellicola narra la storia di Juno (magistralmente interpretata da Ellen Page, che per questo ruolo ha ricevuto una nomination all‘Oscar), un’adolescente irrequieta e senza peli sulla lingua che si trova all’improvviso a dover affrontare una gravidanza inattesa. La vediamo dunque far fronte ai timori del padre e della matrigna (che giustifica l’incidente affermando che “i giovani d’oggi si annoiano, e quindi fanno sesso”), considerare l’opzione dell’aborto, quella dell’adozione, affrontare il suo migliore amico Bleeker (Michael Cera), che è anche il padre, fino al temuto momento del parto.
Tutto ciò presentato in maniera diretta, senza eccessivi colpi di scena o scene troppo melense e fuori luogo, seguendo quel filo rosso che negli ultimi anni lega queste piccole “commedie d’ogni giorno”, affrontando temi scomodi come la gravidanza precoce utilizzando il tipico linguaggio adolescenziale e calandosi perfettamente nei panni della sedicenne che, alla fine, si trova a fare il “salto” dal nebuloso limbo dell’adolescenza all’età adulta. Merito della sceneggiatrice ed ideatrice del progetto Diablo Cody, blogger con un passato da spogliarellista che si districa benissimo tra i passaggi più rilassati e la tensione narrativa degli attimi più clou del lavoro, creando un ennesimo piccolo capolavoro indie made in USA destinato a valicare i confini del cinema “per pochi“.
Menzione d’onore, infine, anche per la bella colonna sonora, in parte affidata alla ex-Moldy Peaches Kimya Dawson e contenente, tra gli altri, brani di Buddy Holly, Mott The Hoople, Sonic Youth e Belle & Sebastian, perfetti per definire l’atmosfera del film.

lunedì 24 marzo 2008

The Futureheads.





I Futureheads sono una di quelle bands che fanno venire i brividi. Bravissimi, e geniali. Il loro sound è influenzato da un intero microcosmo di bands, dai Devo ai Jam, dai Fugazi ai Talking Heads, ma soprattutto da Gang Of Four ed XTC. Finora, il quartetto britannico composto da Ross Millard (chitarra, voce), Barry Hyde (voce, chitarra), David Jaff Craig (basso, voce) e Dave Hyde (batteria, fratello di Barry) ha pubblicato due album: il primo, omonimo, è del 2004, mentre il successore, "News & Tributes" è uscito due anni dopo, ricevendo un tiepido consenso da parte di pubblico e critica che ha spinto l'etichetta inglese del gruppo (la 679 Records) a scaricarlo nel novembre del 2006. Sembrava la fine per i Nostri, ma a sorpresa lo scorso Novembre la band ha riesumato l'attività live esibendosi nella natìa Sunderland, e pubblicando inoltre sul sito ufficiale il singolo "Broke Up The Time", in free download. I primi due mesi del 2008 sono stati occupati in un lungo tour inglese tra locali ed università, prima dell'annuncio del nuovo album, atteso per il 23 maggio prossimo ed intitolato "This Is Not The World", definito "più punk" del precedente. Una settimana prima della release (su Nul Records), i Futureheads saranno in Italia per tre date, il 16 maggio a Roncade (TV) presso il New Age Club, il 17 maggio a Bologna, al Covo, ed il 18 maggio a Milano, per un concerto ad ingresso libero al Rocket. Intnto, godiamici il nuovo, ruvido singolo "The Beginning Of The Twist", tra ruvide sciabolate di chitarra e cori polifonici.

giovedì 20 marzo 2008

Death Cab.

OK, arriviamo subito al dunque: non c'è nessuno come i Death Cab For Cutie. Mi hanno semplicemente cambiato la vita, un gruppo che anche se si sforzasse non sarebbe in grado di scrivere canzoni brutte. Mai. E ne è la dimostrazione "I Will Possess Your Heart", singolo di otto minuti e mezzo che azzarda un giro di basso ed un incastro di piano e batteria carichi di enfasi, con la chitarra soffusa memore dei migliori Cold War Kids.
Ripeto, nessuno come loro.
18 apr 2008 Admiral Theatre - SOLD OUT Bremerton, Washington
19 apr 2008 McDonald Theatre - SOLD OUT Eugene, Oregon
21 apr 2008 Van Duzer Theatre - SOLD OUT Arcata, California
22 apr 2008 UC Davis - Freeborn Hall - SOLD OUT Davis, California
23 apr 2008 The Fillmore - SOLD OUT San Francisco, California
24 apr 2008 The Joint / Hard Rock Hotel Las Vegas, Nevada

venerdì 14 marzo 2008

venerdì 7 marzo 2008

Disco del mese: Dead Meadow, "Old Growth" (Matador)


I Dead Meadow sono un trio proveniente dalla suburbia di Washington, DC. Si sono formati nel 1998, e da allora hanno pubblicato ben sei CD, l'ultimo dei quali, appunto, è questa gemma che risponde al nome di "Old Growth".
Il lavoro risente positivamente del trasferimento della band a Los Angeles: ai riferimenti usuali della band, da sempre sospesa tra Sixties e Seventies, infatti (Blue Cheer, Sleep, Black Sabbath) si aggiunge una vena stilistica tipicamente "californiana": Doors, Neil Young, Creedence Clearwater Revival, Love, che dona al disco una patina vintage assolutamente unica. Pensate ad un muro del suono narcolettico ed annichilente, carico di riverberi e sovrincisioni, prendete tutto e mandatelo in loop al contrario. Otterrete questa meraviglia che non ha paragoni nell'affollato panorama musicale odierno.

Video di "What Needs Must Be":

lunedì 3 marzo 2008

Rooney.


Ebbene, io seguo OC. Per un mero motivo di colonna sonora, ovviamente, che abbraccia le migliori indie bands americane del momento. In un episodio della prima serie, compare una band di Los Angeles, i Rooney. Ammetto che probabilmente ora li conoscano tutti, ma all'epoca sicuramente no. Il loro sound, un pò vintage e un pò pop-rock, mi colpì subito, pur avendo notevoli aperture verso il mainstream ancor più accentuate nel nuovo disco, "Calling The World". Comunque sia, la mattina dello scorso 8 dicembre vedo su Internet che si sarebbero esibiti, la sera stessa, al New Age Club di Roncade, poco lontano da casa. Non ho altro da fare, perciò ci vado. Due cose mi colpiscono: la quantità di quindicenni urlanti in prima fila e la mancanza di casse spia (in pratica, la band suona senza sentirsi). Lo show è tutt'altro che compromissorio, due ore con tanto di bis, pescando da tutto il repertorio, e persino con due covers, una dei Beach Boys e l'altra addirittura di Del Shannon (!). Uno spettacolo in un locale piccolo, ultimo del tour europeo. Nessuna posa da rockstar. Tanto che alla fine riesco persino a parlare un pò con Taylor, il chitarrista. Decisamente membro di una band con i piedi per terra.
Ecco perchè mi piacciono i Rooney.

Night Falls Over Kortedala.


Era estate, a Goteborg.
Una serata d’agosto, quando il sole non tramonta che alle dieci, e la festa cittadina, in pieno fervore per le vie della cittadella del centro. Il mio albergo si trovava proprio a ridosso della stazione, un piccolo e stretto edificio rettangolare incuneato tra gli alti palazzi della cintura urbana. Per raggiungere la Città Vecchia dovevo attraversare il largo selciato delle Ferrovie e scendere nell’interrato dell’ampio centro commerciale Kortedala.
Risalendo, ecco pararsi davanti a me il parco del Porto Vecchio, pieno di teste bionde che si muovevano seguendo il tempo dettato dal gruppo reggae che si stava esibendo sull’enorme palco. E il cielo.
Rosso.
Spettrale.
“La palla di fuoco del sole inghiotte i profili dei grattacieli in lontananza, ed è macchiata soltanto dalle piccole nuvole nere tutt’intorno“.
Considerazioni innocue.
Mai visto un cielo così.
E la notte scendeva, intanto, sopra il quartiere Kortedala.

domenica 2 marzo 2008

this is art.



Track Of The Month

Yo La Tengo
"I Heard You Looking"
(dall'album "Painful", Matador 1993)

Qualche giorno fa, fermandomi davanti alla vetrina del Ventitré (storico negozio di dischi in pieno centro città), ho notato, in secondo piano, un espositore pieno di CD “adocchiabili”: Cat Power, Bonnie Prince Billy, Arctic Monkeys, Bauhaus, e via dicendo, in pratica gran parte dei cataloghi di Matador, Domino e 4AD. Il tutto alla modica cifra di otto euro al pezzo. La scelta, ovviamente, è ardua, e caso vuole che abbia con me soltanto il denaro sufficiente all’acquisto di un unico album. In un angolo, tuttavia vedo una copia di “Prisoners Of Love”, retrospettiva completa degli Yo La Tengo.
Chi sono gli Yo La Tengo? Un trio di Hoboken, New Jersey, che da venticinque anni esatti suona in giro per il mondo, pubblica splendidi dischi, e viene citato come fonte di ispirazione da innumerevoli indie bands contemporanee. E in Italia, ovviamente, nessuno se li fila. I loro album? Introvabili. I loro concerti? Rari nella nostra penisola. Ma nonostante questo, grandiosi.
Pur possedendo il loro ultimo, fantastico lavoro “I Am Not Afraid Of You And I Will Beat Your Ass”, poco so della loro carriera precedente. E dunque, senza indugi mi porto a casa la compilation in questione, due compact al prezzo di uno.
Ciò che posso dire è che si tratta di uno dei migliori affari “discografici” che abbia mai fatto: come dice il sottotitolo, infatti, questa è una scintillante collezione di piccole gemme di guitar pop psichedelico, con sfumature che spaziano dal folk, al blues, persino sconfinando nell’elettronica più minimale. Ma Il Brano, il pezzo che da quattro giorni è costantemente in repeat nel mio lettore, è “I Heard You Looking”: sette minuti di pura magia strumentale, in cui sono distillati quindici anni di indie rock americano, pressappoco in quel lasso di tempo che va dal 1980 al 1995.
Credeteci. In apertura, parte un giro chitarristico distorto ma discreto, a ricordere le anse melodiche dei Pavement ma anche ciò che gli Husker Du stavano realizzando a fine carriera, con un pizzico di folk, fino a far entrare la sezione ritmica, che dà alle cose un aspetto degno dei primi Dinosaur Jr. sotto codeina. Ma non è finita: perché il fraseggio portante va via via sfumando, sempre più libero, sino a portare alla mente i Sonic Youth e il noise, ma anche i Television, grande fonte di ispirazione per i Nostri. Sino a tornare indietro, a riavvolgersi, a riprendere le redini della situazione come se per un’attimo ci si fosse fermati per una piccola digressione. E, credetemi, questo è uno di quei piccoli capolavori in cui la voce non serve.

“I Heard You Looking”(live alla Bush Hall di Londra, 2006)

sabato 1 marzo 2008

THE CRIBS.

Partirei parlando di una delle mie bands preferite, i Cribs. Trattasi di un trio composto dai gemelli Ryan e Gary Jarman (rispettivamente chitarra e basso, entrambi cantanti) e dal fratello minore Ross (batteria) ed originario di Wakefield, villaggio britannico poco distante da Leeds. A tutt'oggi, i Nostri hanno pubblicato tre dischi di scintillante rock chitarristico influenzato dagli Strokes quanto dalle Huggy Bear, ovvero "The Cribs" (2004), "The New Fellas" (2005), e "Men's Needs, Women's Needs, Whatever" (2007), tutti su Wichita. Protagonista di turbolenti tours-che hanno visto i tre collassare, infortunarsi ed avere attacchi di panico in varie occasioni-la band ha recentemente annunciato di essere partita per una "nobile crociata per combattere il mainstream infiltrandosi al suo interno", affermazione alquanto pretenziosa ma non ancora smentita: pur suonando in locali ormai enormi, infatti, i Cribs hanno ancora il tempo di imbastire shows più intimi, e tutte le date vengono affrontate ancora a bordo del loro scassato furgoncino Ford, lo stesso degli esordi. Consigliati vivamente.

"I'm A Realist"


"Our Bovine Public"


"Girls Like Mystery" (live per una radio americana)


"Men's Needs" (live per la TV inglese)

alcuni dei video che preferisco.

Ci avviamo alla grande con una serie di videoclip che adoro....

The Wombats-"Let's dance to Joy Division"


The Cribs-"Moving Pictures"


Death Cab For Cutie-"Crooked Teeth"


R.E.M.-"Talk About The Passion"


Pavement-"Cut Your Hair"


Beirut-"Nantes" (live per le strade di Parigi)

Intro.

Ebbene, eccomi ad inaugurare questo blog, ennesima tappa di una serie fallimentare di siti da me gestiti (quasi tutti crollati dopo pochi mesi). Comunque: questo sarà uno spazio aperto a tutti, commenti, complimenti e critiche sono benvenuti. Il tema dominante sarà la musica, ma parlerò di un pò di tutto.